EQUILIBRIO
- Lorenzo Poggi
- 10 set 2018
- Tempo di lettura: 2 min
Scrive Alessandro D’Avenia ne “L’arte di essere fragili”:
“Troppo concentrati sui risultati anziché sulle persone, trascuriamo di prenderci cura di noi stessi come esseri viventi, cioè chiamati a essere di giorno in giorno più vivi, capaci di un destino inedito, e ci accontentiamo di attraversare stancamente la ripetizione di giorni senza gioia. Io credo accada perché spesso alla vita preferiamo il suo rivestimento, come se chi ha ricevuto un regalo si accontentasse del pacchetto per paura di rimanere deluso.
La diffusa infelicità del nostro tempo, e di tutti i tempi passati e a venire, è causata da carenza di passioni “felici”, che sono la chiave di una vita “vivace”. Dalla passione - sia come trasporto per chi e cosa si ama, sia come capacità di farsi carico di chi e cosa si ama - dipende il destino di una persona. L’epoca della passioni tristi, come qualcuno ha definito questo nostro tempo ebbro di emozioni di superficie ma assetato di amori profondi, è esangue e spenta per mancanza di destini tesi a diventare destinazioni, quella condizione, cioè, in cui abbiamo presa sulla nostra vita così com’è e la facciamo fiorire, trasformando ciò che ci è capitato in scelta, ciò che ci è dato in desiderio, ciò che abbiamo in passione, la strada che stiamo percorrendo in ispirazione per una meta. Invece lo smarrimento è un’espressione tra le più diffuse nei volti della mia collezione.
Che cosa fa sì che perdiamo la via, che cosa ostacola la vita?”.
Scrive “Hieronymus” (@HieronimusBoost) su Instagram:
“comunque se vuoi, puoi è la più grande stronzata mai detta: se vuoi, se hai le spalle coperte, culo, nessuno che ti ostacola, nessuno che rompe il cazzo, ancora culo, soldi da investire, allora puoi. Altrimenti ti attacchi al cazzo.”.
… mi sa che ognuno debba trovare il proprio modo di mettere d’accordo D’Avenia con Hieronymous.
Lorenzo Poggi

コメント