IL PECCATO ORIGINALE (DELLA PSICOTERAPIA)
- Lorenzo Poggi

- 14 nov 2018
- Tempo di lettura: 2 min
Credete anche voi (come Adamo ed Eva) che si possa ottenere la conoscenza del (vostro) bene e del (vostro) male semplicemente seguendo dei consigli tecnici (mangiando una mela)?
Chiunque vi faccia una proposta del genere e chiunque la accetti soffre di una prospettiva molto limitata (come quella del serpente, del resto, che non a caso è spesso designato come simbolo del male, non tanto perché sia più malvagio degli altri animali, quanto piuttosto perché strisciando non riesce a vedere le cose dall’alto).
Da millenni l’uomo si interroga su come vincere la sofferenza e l’infelicità e pensare di avere o di ricevere da altri La Soluzione è davvero assurdo.
Non dico che le tecniche (e le teorie da cui esse derivano) non siano importanti, al contrario ritengo che conoscerle, studiarle e approfondirle sia indispensabile all’esercizio di ogni onesto professionista.
Non dico nemmeno che non possano alleviare in parte la sofferenza di chi vi si sottopone.
Dico soltanto che identificare la psicoterapia unicamente con l’applicazione di una tecnica allontana tanto il professionista quanto il paziente dalla libertà (il Paradiso Terrestre in cui si può dare un nome alle cose?) conseguente al cercare, trovare o dare un senso alla propria esistenza e senza la cui ricerca inevitabilmente si è infelici e spesso ci si “ammala”.
Per fare ciò ovviamente non basta mangiare una mela.
Confidare ciecamente nella tecnica alimenta inoltre il rischio che la psicoterapia si trasformi nell’esercizio di un potere (supportato appunto dal riferirsi unicamente alla tecnica, che uno dei due protagonisti padroneggia e l’altro no) in cui diventa facile chiamare “resistenza del paziente” l’inefficacia della cura.
Chi vende un ascolto ignorante è un ciarlatano, ma chi vende solo tecnica evidentemente ha paura delle proprie domande e di quelle degli altri.
Lorenzo Poggi





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