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REFERTO PSICOLOGICO DEL RAZZISTA

  • Immagine del redattore: Lorenzo Poggi
    Lorenzo Poggi
  • 5 dic 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Spett.le (fino a che punto?) individuo razzista,

mi duole comunicarle che Lei soffre di un importante disturbo della sfera affettiva.

Che Lei infatti non riesca a capire la disperazione di un uomo, o di una donna, magari gravida, che rischia la vita e tutto ciò che ha di più prezioso nella vita per attraversare il Mediterraneo in gommone, dopo essere stato catturato nel deserto, venduto come schiavo, torturato e violentato per mesi e a volte anni e ancora che lei non capisca come, dopo simili esperienze, tale individuo possa fare fatica ad integrarsi in una società benestante che poco si interessa a quanto gli è accaduto.. dipende da un grave deficit delle sue competenze empatiche che le impedisce di identificarsi con gli altri e di comprenderne le emozioni.

Tale deficit compromette in modo significativo le sue relazioni ma, dal momento che Lei fatica a comprendere gli altri, è portato ad interpretare tali difficoltà in termini di loro difetti e, prigioniero della sua prospettiva distorta, è condannato, qualora non si curi, a vivere pensando di essere circondato da quelli che Lei crede individui mentecatti.

Qualora sostenesse invece che le sue relazioni sono più che soddisfacenti sono costretto a segnalarle che la sua situazione mentale è ancora più grave di quanto le ho sopra indicato. È in questo caso infatti affetto anche da una massiccia scissione affettivo-cognitiva che le permette di vivere e pensare per compartimenti stagni. La devo tuttavia informare che tale compartimentazione è in realtà impossibile, e quindi apparente, e sono perciò sicuro che il suo deficit di empatia la tradisca sistematicamente e che se le sue relazioni le sembrano buone probabilmente ciò è dovuto al fatto che chi le sta accanto, per le più disparate ragioni che non è qui il caso di indagare, la sopporta.

Il disturbo di cui Lei soffre è quasi certamente dovuto al fatto di essere cresciuto in un ambiente familiare empaticamente carente che l’ha privata dell’esperienza di qualcuno che la tenesse veramente a mente e si identificasse con Lei, con l’ovvia conseguenza che ora Lei non è capace di farlo con gli altri. L’esperienza di mettersi nei panni dell’altro in Lei si accompagna purtroppo dolorosamente all’inevitabile riconoscimento che chi avrebbe dovuto farlo con Lei non lo ha fatto, perciò, di norma rinuncia in partenza e senza riuscire a “spezzare l’infelice incantesimo” si trova invece a perpetrare gli abusi subiti.

La cura quindi, ammesso che io non sia già diventato per Lei uno dei tanti altri mentecatti, è un lungo e faticoso percorso di riconoscimento di tutto ciò che di Lei non è stato visto e ascoltato come Lei avrebbe voluto e come sarebbe stato giusto che lo fosse.

Tuttavia ciò non è sufficiente e dovrà quindi frequentare anche un corso di Biologia e Storia dell’Essere Umano necessario a colmare le gravi lacune sulle quali si basano le sue argomentazioni più o meno esplicite in fatto di razze.

In quel contesto scoprirà che solo il 15% della differenza genetica tra due individui è dovuto all’appartenenza a due “popolazioni” differenti, che perciò è possibile che Lei sia geneticamente più simile ad una persona dalla pelle diversa dalla sua che a una del suo stesso colore e che perciò le razze non esistono.

Così come scoprirà che la povertà nel mondo (e quindi il motivo per cui sono “loro” a venire da noi e non noi ad andare in gommone da “loro”) non dipende da una maggiore intelligenza dell’uomo “bianco”, ma affonda le sue radici nella storia e nelle geografia, nel fatto cioè che, all’incirca 10.000 anni, alcune popolazioni di homo sapiens (che dall’Africa si stava diffondendo sull’intero pianeta) si sono trovate in regioni più vantaggiose di altre e che perciò hanno avuto uno sviluppo tecnologico più veloce e sono così andate a conquistare e sfruttare le altre.

Le spiegheranno infine quale inferno sia diventato il deserto libico.

Mi auguro di cuore che possa risolvere i Suoi problemi.

Dott. Lorenzo Poggi


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