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CIT. ENGO A DIRVELO

  • Immagine del redattore: Lorenzo Poggi
    Lorenzo Poggi
  • 2 ago 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Biagio Antonacci ha detto che ha già chiesto agli usurai dei cervelli deboli di risolvere il suo caso.

Una paziente mi ha detto che un suo amico chiama gli psicologi “succhiastorie”… che a me fa venire in mente i dissennatori di Harry Potter.

Un’altra mi ha raccontato di aver letto sull’Internazionale che qualcuno definiva nevrotico chi si fa castelli in aria, psicotico quello che ci vive e psicologo quello che riscuote l’affitto ad entrambi.

Quanta fiducia nella categoria!

Arisa sembra più clemente, nel suo libro non parla così male della sua analista e forse Controvento è una canzone dedicata proprio a lei.

Anche Valeria Rossi dice “c’è solo una cura, è una stanza vuota, io mi fiderei”, ma, ad ogni modo, cari colleghi, sembra inevitabile un esame di coscienza… e già che siamo psicologi anche dell’inconscio.

Credo che il problema sia la convinzione di sapere la Verità… che se poi non arrivano i risultati sperati diventa presunzione… e poi ci credo che stiamo sulle balle alla gente.

Io personalmente aggiungerei la Verità a quello che non ho di De Andrè.

Come Mengoni, tanto per mettere parole in circolo, credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani… che nella mia testa però significa essere umili.

La verità, come dice Brunori Sas, è che ci fa paura l’idea di scomparire, l’idea che tutto quello a cui ci aggrappiamo prima o poi dovrà finire.

Jung (che, a scanso di equivoci, non è un cantate) diceva che in psicoterapia il grande fattore di guarigione è la personalità del terapeuta… che le teorie sono inevitabili, ma come meri sussidi.

Molliamo dunque le teorie senza paura che non rimanga niente.

Qualcuno, sulle note di Bennato, protesterà che anche alle teorie dobbiamo il nostro successo, che se ne prendiamo le distanze siamo pazzi ed incoscienti, siamo degli irriconoscenti, dei sovversivi, dei mezzi criminali.

Ma che ci volete fare, potremo anche non sembrare normali, ma è l’istinto che ci fa volare. Non c’è gioco né finzione, perché l’unica illusione è quella della realtà della ragione.

Il grande Lucio Dalla sosteneva infatti che essere normale sia un’impresa eccezionale e Vasco che sia tutto un equilibrio sopra la follia.

Quindi, quando Jung parla di personalità al di sopra delle teorie, forse non intende che il terapeuta debba essere un gran figo, ma che deve avere il coraggio di mettersi in gioco con il paziente sopra la follia della vita di cui nessuno capisce un granché.

Trevi (da non confondere con la band irlandese Travis), che di Jung è studioso, dice infatti che per comprendere l'altro è necessario esporsi all’altro che cerca di comprendere noi, che il paradosso del dialogo autentico è che, nella ricerca della verità, i propri limiti possono essere strumento di guarigione per l’altro e che mai come oggi la verità è di chi percorre totalmente il proprio orizzonte riconoscendone il limite ed avvertendo oltre quel limite la presenza di altri orizzonti e perciò di altre verità.

Se però qualcuno dovesse insistere che invece lui ce l’ha una verità, magari anche mezza che si può usare come intera per approssimazione e che non c’è nessun bisogno di mettersi in discussione, allora anch’io, come Caparezza, voglio essere superato, come una bianchina dalla super auto, come la cantina dal vostro superattico, come la mia rima quando fugge l’attimo.

Siamo tutti in gara e rallento, fino a stare fuori dal tempo; superare il concetto stesso di superamento mi fa stare bene.

Voglio che nessun paziente arrivi a dirmi come Baby K: “Ho perso il conto di quanti viaggi ti fai, quanti chilometri senza partire mai…”.

Rimango dell’idea, come sosteneva Stephen Hawking, che il più grande nemico della conoscenza (e credo anche dei pazienti) non sia l’ignoranza, ma l’illusione della conoscenza e che la mente è come un paracadute: funziona solo se si apre, come diceva il grande Einstein.

Anch’io, come Bennato, di risposte non ne ho e faccio solo rock’n roll!

La scienza è preziosa, ma la vita è arte e se la metti da parte sei già morto.

Biagio Antonacci

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