MEDICINA E PSICOLOGIA
- Lorenzo Poggi
- 12 mar 2020
- Tempo di lettura: 1 min
La medicina moderna impone una scissione tra il medico e la sua psiche. Può succedere che, personalmente, il medico creda nella sua importanza e nella vita ne tenga conto, mentre nella sua professione faccia come se non esistesse.
La formazione medica indirizza a tal punto lo studente a contrastare lo sfondo psicologico della medicina, che tutte le virtù del suo approccio sono vanificate dai suoi svantaggi unilaterali.
Poiché il medico si schiera così univocamente da una parte, lo psicologo è spinto a sua volta a estremizzare.
È chiaro che questo non promuove un dibattito equilibrato.
Quando si comincia a stare dalla parte della propria esperienza, ecco che si comincia a conferire esistenza reale alla psiche, con ciò portando avanti lo sviluppo di una prospettiva realmente umana. E che può essere promossa soltanto per questa via.
Sta a ciascun individuo difendere la propria esperienza - i sintomi, le sofferenze, le nevrosi, così come le invisibili conquiste positive, di fronte a un mondo che a queste cose non dal alcun credito.
La psiche può tornare ad essere una realtà soltanto se ciascuno di noi ha il coraggio di assumerla come la realtà prima della sua vita, di schierarsi dalla sua parte, anziché limitarsi a “credere” nella sua esistenza.
Ho cambiato un po’ di parole perché spesso James Hillman ha un linguaggio lontano dal sentire comune, ma credo di non averne stravolto il senso che mi ritrovo a condividere pienamente.

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