UN 2021 EPICO
- Lorenzo Poggi

- 11 gen 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Per questo 2021 ho una proposta ambiziosa da farvi. Più ambiziosa del lasciarci il Covid alle spalle. Tanto ambiziosa da lasciare il Covid in secondo piano. Voglio proporvi di guardare la vita in modo diverso.
Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci abbia chiamati a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo “qualcosa” lo hanno sentito chiaramente in un momento preciso, come un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze. Per altri può non essere stato così vivido, così netto, ma più simile a piccole spinte verso un determinato approdo, mentre si lasciavano condurre dalla corrente; ma tutti, retrospettivamente, ci siamo interrogati sul destino.
Così scrive James Hillman (più o meno) nella prima pagina de “Il codice dell’anima” e io non posso che ritrovarmi nelle sue parole, ma credo anche che molti di noi, la maggior parte forse, arrivi appunto troppo tardi a fare queste considerazioni - o le faccia solo marginalmente - e viva tutta la sua vita inseguendo una fantomatica normalità (anche nella ricerca di un eventuale successo “eccezionale”) ... piuttosto che il destino.
In questo modo però tutto quello che non va come dovrebbe andare o è sfiga o è un problema psicologico (una a-normalità). Gli dei sono diventati malattie (psicologiche) diceva Jung. Christopher Bollas parla di "personalità normotica" per descrivere lo stesso fenomeno e indicare quelle persone - secondo me ormai la stragrande maggioranza - che rinunciano alla soggettività e alla propria vita interiore a vantaggio dell’opinione comune.
Naturalmente credere nel destino apre le porte a “Qualcos’altro” che quel destino lo guida (Dio, gli dei, l’anima, gli archetipi…) e io - al di là del fatto che non mi vergogno per niente di dire che credo in Qualcos’altro, anzi ne sono orgoglioso, così come non penso che questo comprometta in alcun modo la mia professionalità, ma tuttalpiù la arricchisca, se rispetto e mi lascio contaminare anche dal pensiero altrui - non ho nessuna intenzione di convincervi in questo senso, voglio solo mostrarvi un’evidenza rispetto alla quale ciascuno si assumerà poi le sue responsabilità.
Se credi in Qualcos’altro (al di là della materia) la vita ha senso. Se non ci credi no.
Sia ben chiaro, i problemi rimangono. Ma in un caso sono sfighe e disturbi psicologici, nell’altro sfide che vanno accettate, affrontate e comprese. E se è vero anche che nessuna delle due opzioni offra la garanzia di arrivare in fondo soddisfatti e/o illuminati, una ci promette il ruolo di protagonista (per quanto in balìa di forze misteriose e controllabili fino ad un certo punto), l’altra quello di comparse o, come dice Noemi, ci rende “pesi per noi stessi, vuoti a perdere che vivono gran parte della loro vita inconsapevolmente”.
Non è mica una differenza da poco. In un caso abbiamo un attacco di panico, nell’altra “qualcosa” che ci suggerisce di cambiare strada. E ce lo urla con un attacco di panico perché quando ce lo diceva sottovoce lo abbiamo ignorato. Quando Socrate parla del suo “daimon” che gli ha sempre impedito di entrare in politica di cosa credete che parli? Se fosse vissuto ai nostri tempi avrebbe pensato di non essere normale, sarebbe finito da un operatore della salute mentale, gli avrebbero dato un po’ di xanax (preferibilmente accompagnato da una psicoterapia), sarebbe entrato in politica, inevitabilmente depresso, si sarebbe omologato al sistema e non ci avrebbe lasciato tutto quel che ha lasciato… che vi assicuro è davvero tanta roba che vale ancora davvero tanto.
Certo, è stato condannato a morte (tra l’altro per una cagata di facciata) ed è stato ucciso. Ma se vogliamo una vita senza depressione e attachi di panico dobbiamo accettare la tragedia, dobbiamo recuperare il senso del tragico, come dice Benasayag. Che non significa affatto rinnegare quello del comico, anzi, i due viaggiano insieme e senza l’uno non c’è l’altro… Dobbiamo quindi accettare la tragedia e di non essere soli a decidere dove andiamo. Altrimenti ci teniamo la confort-zone, ma anche la sfiga, la depressione e gli attacchi di panico che ogni giorno gridano alle nostre orecchie sorde la povertà dei nostri orizzonti.
Fate come volete. Io non voglio una vita normale, la voglio epica.
PS: Che poi, credere che la Materia, la Biologia (o la Psicologia!) possano darci la Felicità (e non solo qualche strumento, per quanto prezioso) è una fede pure quella: discutibile come le altre e per di più in divinità non poi così più generose di quelle passate di moda. Che poi, sotto sotto, non mi sembrano nemmeno così passate di moda e che anche chi dice di non “credere” alla fine in Qualcosina ci crede. È che in realtà è impossibile vivere senza credere che Qualcosa ci prometta la Felicità… vorrà dire qualcosa? Per me sì.
Bibliografia James Hillman- Il codice dell’anima Chrisopher Bollas - L’ombra dell’oggetto Miguel Benasayag - Oltre le passioni tristi Platone - Apologia di Socrate Noemi - Vuoto a perdere





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